Le Storie di Stefano Sibona
Capitolo 1
La giornata era iniziata con un ritmo molto lento. Dopo un risveglio naturale ed una lunghissima doccia tonificante mi ero concesso anche una ricca colazione al bar sul lungomare, in attesa che arrivasse l’ora del ritrovo.
Oggi, con altri due amici, un uomo ed una donna, sarei partito per un week end lungo all’Isola d’Elba.
Il programma era stato curato nei minimi dettagli. Prevedeva partenza alle dieci da Rapallo, traghetto da Piombino alle 13 ed immersione alla Secca del Semaforo alle 15. Tutto schedulato da uno dei miei due compagni di viaggio, ritmando i giusti tempi, senza concederci troppo svago ma nemmeno troppo stress. E come sempre accade, quando non si ha fretta il traffico è scorrevole, non ci sono intoppi e nemmeno lavori in corso. Alle 11 e 30 la mia auto era comodamente parcheggiata alla biglietteria del porto di partenza. Considerato che i biglietti per il transito erano stati prenotati qualche giorno prima, avevamo tutto il tempo per una birra, un panino ed un buon caffè.
Ma una parola tira l’altra ed una birra non fu sufficiente per tutto quel dialogare. Ne ordinammo altre due e perdemmo completamente la misura del tempo, al punto di ricordarci di controllare l’orologio inesorabilmente fuori tempo massimo. Avevamo perso il traghetto.
La rabbia e lo sconcerto per l’incredibile leggerezza furono presto soppiantati dalla impellente necessità di organizzare un velocissimo piano alternativo. L’immediata corsa verso la biglietteria ci fece rinvenire panino e birre ma ci diede comunque l’opportunità di prenotare per la corsa successiva, quella delle 13 e 30.
Al giorno d’oggi, la frequenza del traghetto che collega Piombino con l’Isola d’Elba è decisamente superiore a quella di un treno Frecciarossa che unisce due grandi città italiane e anche questo ha contribuito ad una crescita esponenziale del turismo e dei servizi ad esso connesso di questa prestigiosa e da sempre ambita meta vacanziera. Da qualche anno, organizzare un fine settimana di immersioni su questa meravigliosa oasi dell’arcipelago toscano non è più un’idea bislacca né tantomeno un tragico tour de force. Quanto piuttosto una fantastica opportunità di svago, relax e puro divertimento.
Ritornando al nostro piano d’emergenza, avevamo ancora una piccola formalità da espletare, quella di comunicare il nostro ritardo al diving center. Si prospettavano due opzioni: la prima era di inventarci un traffico tentacolare con tanto di incidente che aveva provocato il blocco del tratto autostradale mentre la seconda era di raccontare la verità, cospargerci il capo di cenere e fare l’inevitabile figura barbina che sarebbe stata oggetto di scherno per l’intera nostra villeggiatura. Dal momento che i ragazzi del centro immersioni erano nostri amici, optammo per quest’ultima, vuoi per non raccontare una bugia a dei compagni di immersione ma soprattutto perché eravamo certi della loro comprensione.
Ma, a dire il vero, Fabione non la prese molto bene. Si era scervellato tutta la mattina con la pianificazione del pomeriggio subacqueo, per incastrare le uscite dei gommoni in modo da garantircene uno appositamente per noi. E poi aveva quasi pregato Juri, un ragazzo del suo staff, a sobbarcarsi un giro suppletivo in compagnia di un chiassoso gruppo di subacquei del Canton Ticino per fare in modo di essere, nientepopodimeno che lui, il nostro accompagnatore.
Però Fabione, che insieme a Ricky gestisce Diving in Elba, è un burbero dal cuore d’oro e non riesce davvero a tenere il muso per più di due minuti. Così, mentre stavamo passando dalle richieste di perdono all’essere presi amabilmente per il culo da lui, finalmente imbarcammo la mia auto sul traghetto cercando una posizione strategica di stallo per poter essere tra i primi a scendere, una volta giunti a destinazione.
Nel momento in cui arrivammo, alla velocità della luce, nel parcheggio dell’Hotel Airone, che oltre ad ospitare una delle due sedi del centro immersioni sarebbe stata casa nostra in questi pochi giorni di vacanza, fummo colti da un’idea geniale che ci avrebbe permesso di recuperare in un attimo tutto il tempo perso a causa della nostra leggerezza. Decidemmo di posticipare tutti gli aspetti burocratici del check-in per scapicollarci, come delle saette, dritti verso il diving. Dal cui interno, Fabione, conla maglietta madida di sudore ci guardò con un misto di stupore e felicità.
Era finalmente ora di assemblare le nostre attrezzature subacquee ed imbarcarci, destinazione Capo dell’Enfola. La secca del Semaforo ci stava aspettando. Ma questo è un pezzo di storia che leggerete nel prossimo racconto.
Scritto da Stefano Sibona